Nel 2003 ho ricevuto l’incarico per una ricerca sull’utilizzo della Darsena di Città , pensai ad un concetto quanto mai ancora oggi attuale e cavalcato oggi da tutti archityetti , imprenditori ed il pubblico di renderla viva portando la nautica da diporto in città ed anche un navigli da criciera minore.

Pensai anche un’area destinata ad un teatro galleggiante inserito all’interno di una darsena .

Di seguito invece riporto l’intervento pubblico che fu fatto nel 2008 sempre sul tema della Darsena di Citta di Ravenna .

 

Intervento di Giovanni Ceccarelli del 13-12-2008 presso la Casa Matha a Ravenna nell’ambito del convegno

 

Darsena di Città scommessa sul futuro ?

 

Promosso da Associazione TRECENTO SESSANTA – IDEA DI RAVENNA

L’ACQUA VIVA PER L’INNOVAZIONE

 

  • …1988 si inizia a parlare in città e a progettare nel comparto della darsena. Il progetto Marmarica;
  • ….1993 compare il PRU del Comune di Ravenna che non tiene in considerazione che c’è la presenza dell’acqua considerando la Darsena della città solo come l’ennesima lotizzazione;
  • … si è parlato poi di interrare la Darsena,
  • 2003 vengo incaricato dalla Commissione logistica Presieduta al tempo da Paolo Monduzzi, della Camera di Commercio di redigere una ricerca sulla riqualificazione ed utilizzo dell’acqua della Darsena di Città: “ La darsena di Città : il ruolo dell’acqua nel contesto della riqualificazione urbana dell’area”. Ricerca dove per la prima volta si parla in modo concreto di un’acqua viva e facendo reali proposte in merito.
  • 13-12-2008: oggi dopo 20 anni ci ritroviamo qui dopo, perché nulla di concreto accadesse.
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La darsena di città va intesa come comparto urbanistico che includa:

  • la stazione ferroviaria
  • l’acqua e le sue rive
  • i terreni circostanti una volta prevalentemente occupati da industrie
  • fino ad arrivare a ridosso dei comparti industriali in dismissione di ENI ed anche la cittadella della Nautica deve essere pensata legata alla Darsena di città.

 

Si deve smettere di pensare alla sola Darsena di città si deve parlare di riqualificazione della zona est della città.

E’ forse questa una delle ultime, se non l’ultima, possibilità dal punto di vista urbanistico che ha Ravenna per un rinnovamento e per trovare fonti di reddito per ridare slancio ad un’economia implosa in se stessa che, a parte il porto è ferma ormai da tempo su tutti i fronti; mancanza di un artigianato, industria del terziario avanzato ed imprenditoria legata all’innovazione.

L’acqua e la sua presenza viva, è l’unica grande differenza e valore aggiunto che ha questa area rispetto ad altre presenti in città.

L’acqua dovrà essere rispettata e valorizzata aumentandone la presenza con ulteriori canali e darsene nella darsena.

L’acqua è stata per Ravenna fonte di reddito e lo è tuttora, nel porto commerciale San Vitale e a Marina di Ravenna con il diporto; le navi arrivavano sbarcavano le merci a volte partivano via camion ed a volte si fermavano nelle fabbriche antistanti le banchine per la trasformazione.

 

Oggi è impensabile di togliere l’industria e bonificare l’area per mettervi altre industrie, ma si dovrà pensare di collocarvi altre attività imprenditoriale “azzurre ed innovative”, intese ecocompatibili con l’ambiente e l’acqua.

Le bonifiche dei fondi sono indispensabili, il Candiano andrà bonificato senza diminuirne il fondale.

Oggi è importante pensare che cosa mettere all’interno del comparto ed uscire da logiche meramente imprenditoriali di riempimento di aree per destinarle principalmente ad un residenziale, come si è fatto in altri comparti cittadini per poi da vendere a chi? Creando altri mutui che nessuno pagherà?

Prima creiamo opportunità imprenditoriali innovative che possano creare lavoro, un lavoro innovativo o rivisitando mestieri sulla zona già visti. Riportando il naviglio turistico e per il diporto facendo rivivere le rive, e poi creiamo il residenziale nella quantità necessaria.

Se ne avessi le possibilità oggi limiterei ogni licenza edilizia nella Darsena destinata al residenziale favorendo invece le licenze destinate al terziario alla produzione al commercio al creare nuove opportunità di lavoro.

 

Devo dire che oggi sono pessimista che si possa arrivare ad un risultato positivo di giorno in giorno si sta modificando nel micro con concessioni edilizie slegate da un comparto unitario e globale, ognuno si crea la sua micro lottizzazione nella darsena.

Ho chiaro nella mia mente come si è mossa la comunità Valenciana in un progetto simile a questo in poco tempo e con grandi risultati per la città.

La responsabilità della riuscita è nelle mani dei privati che sono i proprietari dei terreni e del pubblico, che deve essere regista di una squadra non il solista.

Il pubblico ed il privato devono lavorare uniti con tempi, scopi e finalità comuni.

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Progettazione: una possibile soluzione, alternativa ad andare a cercare “oltre oceano” la firma, slegata dal territorio è di creare un pool di persone con competenze specifiche urbanisti,tecnici dell’acqua,del verde, delle luci, economisti, prendendo in ogni settore le eccellenze della città scelte per il loro valore ed apporto culturale e non per l’appartenenza alla casta o ad un’area politica.

Occorre un progetto di grande respiro culturale e tecnologico avendo il coraggio di innovare di pensare al nuovo nel rispetto della qualità urbana e della vita.

Si deve uscire da un’ottica di architettura disegnata e passare ad una realizzata, uscendo dagli schemi tracciati dai computer e tornando ad idee legate all’innovazione.

Deve essere un’architettura di respiro con grandi spazi dedicati al verde e all’azzurro dell’acqua, al pensare alla qualità del produrre e del vivere a discapito di minori metri cubi edificati.

Non ripetiamo la modestia urbanistica di altri esempi sull’acqua vicini a noi,non ha tenuto in considerazione l’acqua e la sua presenza.

Facciamo fin da ora entrare i cittadini all’interno della darsena, iniziamo a demolire le recinzioni.

By Pass sulla stazione è da pensare peccato farlo ora dopo che si è appena fatto l’arredo di piazza Farini.

Il ponte sul Candiano tanto se ne è parlato, concorsi pubblici e progetti finanziati nel 2003, per finire oggi nel nulla, ora si sta andando verso il tunnel come ebbi modo di sostenere nel 2003 con la mia ricerca per la Camera di Commercio era l’ unica soluzione per fare continuare a vivere l’acqua e per non andare a penalizzare i terreni circostanti della zona destinati alla cittadella della nautica. Ricordo che già nel 1979 il dott. Domenico Poggiali della società Setramar, regalò al Comune lo studio per un by pass del Candiano in tunnel.

Penso che la guerra economica in atto, che lascerà morti viventi, deve fare riflettere e pensare a cambiare il modo di affrontare e di gestire la cosa pubblica assieme al privato pensando tale rapporto in maniera liberista, costruttiva ed innovativa,in base alle singole culture e competenze degli individui.

 

Giovanni Ceccarelli